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 NIPPONTŌ DŌJŌ

La pratica del Kyudo

Yumi ­ arco giapponese
Costruito nel periodo preistorico in un unico pezzo, nei secoli successivi si evolse fino al 17° secolo quando raggiunse la composizione attuale, cioè fino a sette lamine longitudinali (di legno e/o bambù) racchiuse fra due gusci di bambù. La sua forma a doppia curvatura è la stessa da oltre 500 anni, anche se oggigiorno vengono usati (per i principianti) altri materiali quali fibra di vetro, carbonio e kevlar.

L'arco ha l'impugnatura asimmetrica ad un terzo dalla base, forma che rende il suo uso molto stabile indipendentemente dalla potenza; questa viene espressa in chilogrammi ad una apertura standard di 90 cm. e varia dai 8/10 per principianti ai 16/20 e oltre per maschi adulti.

La sua forma permette inoltre di lanciare frecce molto lunghe u , sia in piedi che seduti, anche a cavallo, a dispetto della sua lunghezza che (a seconda dell'altezza dell'arciere) può variare dai 212 ai 245 cm.

Le frecce sono di bambù, alluminio e più raramente in carbonio, con una lunga impennatura a tre princìpi paralleli di penne naturali. La lunghezza è proporzionale a quella del braccio del tiratore e si misura dal centro della gola all'estremità delle dita (braccio orizzontale), più la larghezza di una mano.

La corda (di canapa, kevlar o mista) è trattenuta con “l'aggancio mongolo”, quindi la freccia giace all'esterno dell'arco e viene trattenuta da un guanto (a 3, 4 o 5 dita) con il pollice incapsulato e rigido.

La velocità della freccia di caratteristiche medie scagliata con un arco di 15 chili è di circa 200 km/h e, data la sua massa, ha un potere di penetrazione superiore a quello dell'arceria occidentale.

Il tiro standard viene effettuato a 28 metri contro un bersaglio di 36 cm di diametro posto a 9 cm. da terra.

 

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